
La sirenetta porno scopa in profondità
Il desiderio sotto le onde
La Sirenetta non era una creatura innocente. Ogni notte, nuotava vicino alla superficie per spiare gli umani che si accoppiavano sulla spiaggia. Le sue dita scorrevano tra le squame mentre osservava cazzi infilarsi tra le cosce, bocche che succhiavano, lingue che penetravano. Il suo corpo di pesce vibrava di voglia repressa.
Desiderava le gambe solo per una cosa: farsi scopare. Voleva sentire un cazzo umano aprirla, riempirla, farla urlare tra sabbia e sale.
E un giorno accadde: il principe. Bello, muscoloso, nudo mentre si bagnava nel mare. Lei lo vide. E decise: quel cazzo doveva essere suo.
Il patto proibito
Scese nelle profondità, fino alla tana della Strega del Mare. «Voglio gambe. Voglio farmi scopare da quel principe.» La strega rise, ma accettò.
«Ti darò gambe, troia mia. Ma non potrai parlare. E tornerai mia se non lo farai venire in tre giorni.»
La Sirenetta annuì, la figa già bagnata. Il sortilegio la trasformò: gambe perfette, pelle liscia, seni sodi, capezzoli eretti. Ma il buco più assetato era quello tra le cosce, pronto per il cazzo reale.
Fu portata sulla spiaggia, nuda e desiderosa. Il principe la trovò. La guardò. E non resistette.
La scopata reale
La prese subito tra le braccia, la portò in una capanna nascosta e la baciò con foga. Lei, muta ma vogliosa, si inginocchiò e gli prese il cazzo tra le labbra.
Lo succhiò con fame, lo fece entrare in gola fino a strozzarsi. Gli occhi lucidi, la bocca sporca di saliva. Il principe la prese per i capelli e glielo spinse dentro con forza.
Poi la girò, la mise a quattro zampe e la scopò da dietro. Lei urlava in silenzio, ma il corpo parlava da solo. Le tette sbattevano, la figa si stringeva.
Il cazzo entrava e usciva, le palle colpivano i suoi glutei bianchi, e quando lui venne, lo fece dentro, riempiendola fino a sentire la sborra colare lungo le cosce.
Il secondo giorno: anale sotto le stelle
La notte seguente, tornarono alla spiaggia. Lei lo leccava ovunque, lo accarezzava coi piedi, gli massaggiava le palle mentre lo prendeva in bocca.
Poi si sdraiò sulla sabbia, sollevò le gambe e aprì il culo.
Il principe la guardò con stupore. «Vuoi anche questo?»
Lei annuì, mordendosi il labbro.
Lui le sputò sul buco, lo allargò con le dita, poi lo fece entrare con calma, poi con forza. Ogni spinta era un gemito, ogni affondo un colpo al cuore.
Quando venne, le schizzò la schiena. Lei si rotolò nella sabbia, sporca e goduta, come una puttanella perfetta.
Il ritorno al mare
Ma il terzo giorno, lui partì per una guerra. Non la scopò. Non venne.
Il patto era rotto.
La Sirenetta tornò in acqua, il corpo ancora bagnato di sborra, ma il cuore affranto. La Strega del Mare rise… ma non era lei ad accoglierla.
Dal fondo emerse il Re dei Mari.
Immenso. Muscoli lucenti. Barba d’alghe e occhi fiammeggianti. E tentacoli. Lunghi, forti, pulsanti. Non erano solo per nuotare: erano per penetrarla.
«Hai tradito il mare per un cazzo umano. Ora sarai mia. Solo mia.»
Sottomessa agli abissi
I tentacoli la avvolsero. Uno le accarezzava i seni, uno le si infilava tra le labbra. Un altro le apriva la figa, la penetrava piano, poi con forza.
La Sirenetta si contorceva, schiava del piacere. Uno le riempiva il culo, un altro la gola.
Era sospesa nell’acqua, penetrata in ogni fessura, mentre il Re dei Mari la guardava e gemeva con lei. Non c’erano più parole, solo tentacoli, gemiti e orgasmi.
Quando il piacere esplose, fu come un’onda che travolse tutto.
Lei venne tre volte di fila, tremante, sfinita. Ma felice.
Finalmente… una vera sirena troia.
Racconto di Chicca 120
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