Zia Maculatina P. non era una troia ma…
In un piccolo paesino del Salernitano vive una signorina di una certa età che si chiama Maculatina P. Questa signorina non si è mai sposata e ha sempre condotto una vita irreprensibile, molto da santa e decisamente poco da troia. Certo che nella sua vita le era sempre mancato qualcosa ma alla fine si consolava dicendosi che almeno tutti la stimavano. Ora immaginate questa signora di circa 60 anni dentro la sua salumeria, ha i capelli scuri raccolti in uno chignon e niente trucco. Un abito scuro con dei minuscoli fiorellini sparsi qua e la chiuso da una lunga fila di bottoni che non nascondono minimamente le sue forme abbondanti.
E’ decisamente una donna grassa con due enormi tettone che spingono contro il tessuto. Zia Maculatina P. offre un’immagine decisamente vintage e le sue mani grassocce e le guance arrossate riportano alla memorie quei vecchi film un po’ osè degli anni 70. Bene, ora che avete inquadrato il genere di donna voglio raccontarvi alcuni dei suoi pensieri…soprattutto guardando quei grossi salami appesi nel suo negozio. Eh si perchè la cara zietta non è che non sentisse proprio mai il richiamo della carne, anzi. Molto spesso si immaginava di prendere uno di quei salamoni e di sfregarselo sulla patata grassa e vogliosa ma poi le mancava il coraggio e si scuoteva dai suoi sogni.
…poi lei incontrò Gennaro
Zia Maculatina era immersa nei suoi pensieri quando Gennaro entrò nella salumeria, neanchè sentì lo scampanellio della porta che si apriva. L’uomo richiamò l’attenzione della cara zietta schiarendosi la voce. Zia Maculatina trasalì e vide l’uomo, bello di quella bellezza un po’ rude del sud, abbronzato e dagli scintillanti occhi azzurri. L’uomo indossava un completo gessato completamente fuori tempo e un borsalino abbinato. Si tolse il cappello svelando dei bellissimi ricci biondi. ” Vi ho spaventata? Me ne dispiace” . Zia negò lo spavento ma non riuscii a mascherare il rossore delle guance accorgendosi del suo sguardo bruciante sui suoi grossi seni.
Cercò di mantenere un certo contegno e chiese in cosa potesse servirlo. Lui fece una mezza risatina sotto i baffi sottili e curati e rispose sibillino ”non so se potete darmi quello che cerco…”. ”Dite dite” rispose lei e lui disse: ”cerco grassa carne di scrofa”. A zia Maculatina sembrò di svenire sentendo quelle parole. In quel momento preciso lei capì chi fosse l’uomo. Gennaro, l’amico di Amalia…quello che stava aspettando già da tempo ma che ancora non conosceva.
e per colpa di Amalia
Chi è Amalia? Beh, Amalia è una sorta di amica confidente particolare di zia Maculatina. Le due donne si erano conosciute durante una piccola vacanza in Calabria che la cara zia aveva fatto col nipote, un femminiello che voleva tanto bene alla zia. Le attempate signore si erano ritrovate vicine di ombrellone e Amalia, una donna scaltra e decisamente amorale, non aveva perso tempo cercando di indurre la zietta sulla via della perdizione.
Un giorno Amalia scrisse un messaggio davanti a Maculatina e lo inviò tra le urla della donna che non voleva…il messaggio diceva così: ”Caro Gennaro ho una bellissima amica da presentarti che ha bisogno di dare una bella ripassata alla sua figa di nuovo vergine. Ti do l’indirizzo, vai da lei e le dici che ti serve carne grassa di scrofa così lei capirà chi sei e finalmente si farà una grande scopata”. Zia si vergognava da morire per quel messaggio ma in fondo in fondo già da quel momento aveva cominciato ad aspettare l’arrivo del porco.
La zia troia venne allo scoperto
Ed ora l’uomo era li, davanti a lei, con lo sguardo infuocato e certamente il cazzo duro nei pantaloni. ”così tu sei Maculatina, quella che vuole una bella ripassata alla figa per diventare un troione! Fatti guardare…”. Gennaro la squadrava dalla testa ai piedi e si portò la mano sul pacco. ”apriti la veste e fammi vedere la merce”. La stava trattando proprio come una troia di strada e zietta avrebbe voluto scappare, da una parte, ma dall’altra non riusciva a resistere alla tentazione di ubbidire. Riuscii, però, a chiedere di andare nel retrobottega. ”l’unico retrobottega dove andrò è il tuo culo”.
Fece un passo indietro e chiuse la porta girando la piccola chiave nella toppa. Poi chiuse le tendine parasole. ”Spogliati e appoggiati al bancone”. La zia troia dentro di lei ubbidì e si piegò a 90 sul bancone, tra quei salami su cui aveva fantasticato. L’uomo le andò dietro e senza troppi complimenti le infilò due dita in fondo a quel buco nascosto tra peli e rotolini di ciccia goduriosa. Poi tolse le dita, le annusò e le sfregò tra loro prima di metterle sotto il naso di zia. ”Senti? Puzzi di troia in calore. Aveva ragione Amalia…sei una bella scrofa grassa”
Tutta sfondata e riempita di sborra
Gennarò le piazzò il cazzo dritto in quel figone bagnato e cominciò a pomparglielo dentro con molta forza mentre la zia troia mugolava di piacere. Le tettone sfregavano sul bancone lasciando chiare impronte. E il culone tremava come un budino alla vaniglia. Lui le assestò un paio di ceffoni su quelle chiappe bianche prima di tirar fuori l’uccello. ”fammi sentire come succhi il cazzo troia” e la spinse giù in ginocchio tra le sue gambe. Maculatina non era certo esperta dello spompinaggio ma si diede da fare e leccava e succhiava cappella palle e asta e già che c’era leccò anche un po’ il buco del culo peloso dell’uomo. ”brava zoccola ora ti sfondo il culone…a pecora! mettiti a pecora troia!”.
La donna ubbidì e si mise in attesa come un cagnolino, col culo all’insù e la faccia grassocia sul pavimento. Gennaro si sputò in mano e riempì il buco del culo di zia di saliva. Appoggiò la cappella e disse ”ringrazia la tua amica per questa scopata” e poi le sfondò il buco del culo con un colpo secco. Zietta urlò appena un pochino ma più per la sorpresa che per il dolore. Nessuno sapeva quanto amasse scoparsi il culo con le zucchine…e quanto il suo culo fosse molto aperto! Il piacere di quel cazzo caldo al posto dell’usuale zucchina la fece godere proprio come la troia di strada che tanto temeva di diventare.
E ne chiedeva sempre di più mentre si smanettava il figone fradicio di sborra di donna. E la novella troia venne pure dal culo appena prima che il caro Gennaro glielo sfilasse e infilasse in bocca per la sborrata finale. Zia sentiva l’odore del suo culo e il sapore di cazzo duro, spompinò come mai prima e Gennaro venne inondandole la gola di sborra calda, viscida, bianca. La zia troia ingoiò tutto, fino all’ultima goccia ed era ancora lì a terra quando qualcuno bussò alla porta…
Racconto di Viola 199
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