Un nuovo verme per Jessy
Essere una padrona faceva parte dell’indole di Jessy, lei non era una di quelle improvvisate solo per tirare su due soldi. Era la sua natura e solo con degli zerbini da calpestare si sentiva realmente soddisfatta, nel profondo. Aveva, come qualunque padrona degna di questo nome, un certo rispetto per i suoi sottoposti. Certo poteva trattarli come carne da macello ma dava esattamente quello che loro, intimamente, desideravano più di ogni altra cosa, ed era molto brava a capirlo, di solito al primo sguardo.
Non era una che ci andava giù leggera e nemmeno una di quelle che poi fanno due moine dopo. No, lei era apparentemente fredda e altera e poco incline alla gentilezza. Non era nemmeno una di quelle mistress che amano picchiare i propri schiavi a meno che non fosse assolutamente necessario, lei preferiva una dominazione verbale e mentale. Amava umiliare. Soprattutto era molto selettiva nella scelta dei suoi sottomessi. Non amava perdere tempo, voleva ubbidienza cieca e immediata durante le sue ”lezioni”. Si perchè Jessy si considerava un’insegnante dell’arte della sottomissione e i suoi vermi erano alunni ansiosi di imparare a soddisfarla.
Anche se difficilmente possono essere soddisfatte aspettative così alte. Il suo aspetto era assolutamente gradevole ma non era importante come il suo fascino. Aveva lunghi capelli corvini che arrivavano a metà schiena e occhi verdi, di un verde chiaro con riflessi azzurri e dorati. Le labbra, sempre rosse, erano di medie dimensioni e sulla sua lingua capeggiava una piccola sfera con cui amava giocare. Vestiva sempre in modo elegante e raffinato anche perchè per lavoro, era una consulente finanziaria, aveva a che fare con uomini d’affari di un certo calibro. Gente abituata a comandare ed era proprio in quell’ambiente che aveva scoperto il piacere del dominio.
Uno sbruffone da sottomettere
Una mattina di dicembre Jessy aveva appuntamento con un nuovo cliente all’ultimo piano di un enorme palazzo. Detestava fare anticamera ma l’uomo sembrava non avere fretta di farla accomodare. Lei lo sentiva sbraitare al telefono mentre attendeva nella saletta accanto. Dentro di lei cominciava a profilarsi una strategia quando la segretaria bellissima altissima e biondissima le disse che ora il ”dottore” poteva riceverla. I suoi tacchi alti risuonavano sul parquet mentre si avvicinava alla scrivania. Si sedette sulla comoda poltroncina e notò che lui aveva già iniziato a sbavare.
Lui si schiarì la voce e le sporse la mano ma lei non mosse un muscolo rifiutando quel contatto. Si sedette anche lui e iniziarono a parlare di finanza ma il tono della conversazione faceva pensare che stessero parlando di sesso. Jessy sapeva come usare la sua voce per attivare i sensi degli uomini. Soprattutto quando voleva qualcosa e ora voleva vendette. Odiava, letteralmente, fare anticamera. Soprattutto dagli sbruffoni arroganti e lui lo era. Dopo un’ora passata a parlare così Jessy si alzò improvvisamente in piedi e dichiarò ”mi hai annoiato, sparisci”. Lui trasalì e iniziò a balbettare qualcosa su un pranzo insieme e diosolosachealtro. ”Cosa? come osi lurido verme? in ginocchio, SUBITO!”.
Piegare il coglione al proprio dominio
Lui prese a balbettare dei si mentre cercava di capire cosa stesse succedendo. ”Sei..sei una padrona?” . ”Ti rivolgerai a me con ”mia signora” dannato idiota, ho visto subito che eri un verme travestito da leone. Sei una nullità e hai osato farmi attendere, non deve accadere mai più. Mi hai capito?” ”Si mia signora” La mistress diede l’ordine di abbassare i pantaloni, voleva vedere la merce. L’uomo obbedì e si mise in ridicolo mostrando un ben misero cazzetto duro. Jessy lo guardò e rise di gusto. ”Fai schifo, sei vomitevole ma io ti renderò migliore”.
Gli diede un indirizzo e un appuntamento per il giorno dopo. ”Ora girati e mettiti a 90 sulla scrivania”. L’ometto obbedì ma mostrò una piccola reticenza al chè Jessy lo afferrò per i capelli e spinse la sua faccia grassoccia sulla scrivania. ”Devi ubbidire alla padrona e basta. Come si dice?” e il verme rispose ”Si mia signora”. La padrona appoggiò la punta di un plug anale al culo dell’uomo e lo spinse dentro. Lui sentì quella superfice liscia penetrarlo e una forte scarica di eccitazione risalire fino alla nuca. ”Terrai il plug fino al nostro appuntamento e non pensare di fregarmi, me ne accorgo se non lo tieni. Puoi toglierlo solo per cagare e poi lo rimetti. Ora tira su i pantaloni e ricorda che amo la puntualità. Il minuto spaccato”
Passi falsi e l’oggetto del piacere
Il giorno dopo lo zerbino era arrivato in anticipo di 15 minuti rispetto all’orario concordato. Convinto di fare bene suono il campanello della sua nuova mistress. Il portone si aprì e lui salì le vecchie scale del maestoso palazzo. Arrivato alla sua porta vide la padrona che lo osservava con lo sguardo più glaciale che avesse mai visto. Non disse una parola fino a che lui non entrò e poi gli indicò una porta facendo segno di entrare. Era il bagno di servizio, piccolino, in due ci stavano appena.
Lei lo prese per i capelli e lo fece abbassare fino a terra, poi gli tolse la cravatta e lo legò al tubo di scarico. ”Ora starai qui per un’ora a riflettere. Ti avevo detto che amo il minuto spaccato ma tu sei solo un idiota di merda e non capisci un cazzo, non è vero lurido schiavo?”. Flebilmente arrivò un si mia signora. Trascorsa l’ora la mistress liberò il suo schiavo, lo accompagnò davanti alla porta e gli disse ”vattene, tornerai domani alla stessa ora.
Una dura lezione per lo schiavo
Sono sicura che spaccherai il secondo questa volta. Naturalmente terrai il plug fino a domani.” Il giorno dopo, effettivamente, lo zerbino si presentò in perfetto orario. La mistress lo fece entrare e questa volta lo portò in un’altra stanza. Era una sorta di dungeon al cui centro faceva mostra di se una piccola gogna di metallo con un piccolo sedile che aveva un dildo, anch’esso di metallo, incorporato. L’uomo non riusciva a non guardare quello strano oggetto, era sicuro fosse artigianale ed era sicuro che altri, prima di lui, lo avevano dovuto cavalcare.
Il suo culo era ormai stremato da 48 ore di plug anale ma voleva disperatamente farsi scopare dalla sua padrona. Pregustava quel momento. La giovane padrona, nel frattempo, si era diretta verso un vecchio armadio di legno a due ante e stava osservandone il contenuto. Allungò una mano e tirò fuori uno strap-on di dimensioni generose sia di lunghezza che di larghezza. Aveva le cinghie nere e anche il cazzo era nero e lucido.
una troia dal culo sfondato
”Allora verme schifoso? Come sta il tuo buco del culo? Sei una troia dal culo sfondato?” ”si mia signora sono la tua troia dal culo sfondato” Lei si avvicinò e gli diede un sonoro ceffone poichè per lei in quel momento era indispensabile. ”mi farebbe schifo possedere una scorreggia come te, non sei istruito e non sai un cazzo. fai schifo e basta. sarai una mia proprietà solo quando ti avrò reso tale”. L’uomo era molto confuso, aveva sempre desiderato trovare una padrona speciale ma quella donna lo confondeva e lui non sapeva se parlare o restare in religioso silenzio.
Quella donna era decisamente particolare e lui era talmente eccitato che avrebbe fatto qualunque cosa per renderla felice. ”Spogliati completamente ora. Ripiega bene i tuoi abiti e vai a metterti nella gabbia a fianco al letto. Farai tutto a quattro zampe. Veloce”. L’uomo ubbidì mentre notava la gabbia di medie dimensioni in cui avrebbe dovuto entrare. Era una gabbia per cani, si sentiva così umiliato e si chiedeva cos’altro avrebbe dovuto fare.
Lei ordinò che lui allargasse le cosce e estrasse il plug dal suo culo. Glielo avvicinò al viso e ordinò che aprisse la bocca. ”Prendi il ciuccio e succhia bene”. Lo zerbino obbedì e gli piacque la sensazione di non avere scelta anche se sentiva una forte repulsione nel sentire quel sapore in bocca. Pensava che forse ora la padrona lo avrebbe perdonato per i suoi errori. Jessy muoveva qualche passo attorno alla gabbia per poi toccarlo con la punta della scarpa nera attraverso le sbarre. ”Ti tira il cazzetto verme schifoso? Lo vedi quanto è viscido e osceno quel lombrico che hai tra le cosce? Puliscimi le scarpe servetta, con cura. Lecca.” Si mia signora…
Sparasborra per lo zerbino
Quando la padrona fu soddisfatta a lui fu consentito di uscire, camminando carponi, dalla sua gabbia. La padrona domandò se il culo si sentisse troppo vuoto ma lo fece mentre scopava vigorosamente la sua bocca con lo strap-on appena indossato. Il povero idiota ci provava a dire si ma il cazzo gli veniva affondato così profondamente in gola da non riuscire a dire nulla. La padrona aveva uno sguardo divertito mentre lo incitava a rispondere. ”Beh forse non vuoi davvero compiacermi visto che non mi rispondi…forse dovrei solo cacciarti…”.
Lui gemeva e sillabe soffocate uscivano dalla sua gola ”nnnn pa…fffonaaa ti pegggo”. ”Mi preghi? ahahahahahahha sei ridicolo”. Striscia fino allo sgabello della cura poi metti i polsi nella gogna e appoggia il buco del culo alla punta del cazzo del sedile”. ”Si mia signora grazie”. L’uomo fece quanto era stato ordinato e quando fu in posizione la guardò e chiese cosa dovesse fare.
”E’ semplice stupido verme. Un colpo secco e te lo infili tutto in culo. Se gridi ti metto anche un secondo cazzo. E via così finchè non sei completamente sfondato. Ma ormai, dopo 48 ore di plug, dovresti essere aperta come una troia.” L’omuncolo aveva bene in mente le dimensioni di quel fallo rigido appoggiato al suo buco e ne aveva un forte timore ma il suo cazzetto era cosi eccitato che si disse ok, voglio farlo, voglio fare la puttana fino in fondo. Diede un colpo secco e si sentì squassare il culo, bruciava ma lui resisteva mentre una parte di quel dolore lasciava il posto al piacere. Lei lo incitava a restare fermo. Poi bloccò la sua vita con una corda legandolo stretto al sedile e azionò un meccanismo automatico che lo avrebbe scopato forte. O molto forte.
Distributore di sborra per lo schiavo
Gestiva il movimento con un piccolo telecomando e si piazzò al suo fianco ordinandogli di implorarla di scopargli la bocca da puttana. Lo zerbino parlante era scopato forte in culo e nella bocca e non riusciva più a distinguere il dolore dal piacere ma godeva eccome, un orgasmo di culo dietro l’altro mentre sbocchinava da brava troia. ”Vedi, coso, questa è la cura per quelli come te che maltrattano i subalterni travestendosi da leoni quando sono solo vermi.
La mia cura ti libererà da queste fantasie di comando che hai, mi hai capito pezzo di merda??” L’uomo annuì e in quel momento si rese conto che non sarebbe più riuscito ad essere come prima, che non sarebbe riuscito a stare senza la sua mistress. E mentre lui era preso da questi pensieri lei azionò un pulsante sul telecomando, il cazzo si muoveva dentro l’uomo in modo forsennato e lui cominciò a gemere molto forte, senza ritegno.
La serva ripulisce
”Pronto per la sborra?” Lui sussurrò un si pensando che si riferisse al suo minuscolo attributo ma improvvisamente sentì un liquido caldo inondargli il culo, ne sentiva i fiotti entrare e schizzare fuori dai bordi delle pareti. Sembrava non finire mai e arrivò anche il suo schizzo, misero come misera era stata la sua vita senza di lei. Si accasciò sulla gogna esausto e col culo che sgrondava yogurt tiepido. La donna lo liberò dalla corda, poi gli indicò un grembiule da serva.
”Indossalo e pulisci tutto…con la bocca. Poi laverai a terra e tutte le superfici con cui sei stato a contatto. Quando avrai finito te ne andrai senza dire una parola”. ”si mia signora ma potrò rivederla? la prego…” La mistress non lo degnò nè di uno sguardo nè di una parola. Si girò e se andò. Quello che l’uomo non vide fù il suo sorriso trionfale. Certo che l’avrebbe rivisto. C’era la seconda parte della cura del verme ad attenderlo.
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